L’automazione nell’industria ha ricadute sull’occupazione e sui salari? E’ possible isolare l’effetto dell’introduzione di robot nella catena produttiva rispetto ad altri shock esogeni come l’aumento delle importazioni dovuto alla globalizzazione.
Un analista italiano di Bloomberg scrive della ritrovata crescita economica italiana, evidenziando la resistenza ma anche i limiti del sistema produttivo italiano:
We have become so accustomed to bad economic news from Italy that few will have noticed how the euro zone’s third largest economy seems to be back on the march.
La qualità dell’occupazione in Italia è bassa. L’articolo fornisce anche un quadro di confronto europeo sulla composizione dell’occupazione italiana, di cui è mostrata la debolezza.
Un articolo di Keynesblog fa il punto su di un rapporto dell’Istat sulla crescita economica italiana, che vuole smentire il principale mantra degli ultimi governi: la competitività di prezzo (determinata, fra l’altro, dal costo del lavoro e dalle famigerate ‘riforme strutturali’) non sarebbe il volano su cui bisogna fare leva per una crescita vigorosa, dato che ad ogni minimo alito di ripresa le importazioni salgono e si deve quindi tirare la cinghia, ma bensì lo sarebbe maggiormente lo spostamento verso produzioni più redditizie e ad alto valore aggiunto, che però non sembra essere negli obiettivi del nostro governo.
In questo articolo pubblicato su La Voce gli autori tracciano un quadro sintetico dell’attuale economia africana, passata dalla forte crescita dei primi anni del secolo alla recente frenata, mettendo in luce come i problemi di fondo del continente restino sempre gli stessi: la questione demografica e la corruzione diffusa a livello dirigenziale.
Il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato uno studio che – pur sottolineando come “la crescita del libero commercio abbia consentito l’uscita dalla povertà milioni di persone e che la privatizzazione di imprese statali ha portato a migliori servizi ad un costo inferiore” – mette in discussione due punti della classica agenda neoliberista: la libera circolazione di capitali e lo stato leggero.
Perché per l’economia cinese il peggio deve ancora arrivare. Su The Economist (articolo tradotto in italiano su Internazionale):
Per molto tempo la Cina è stata sospettata di manipolare le statistiche per aggiustare le proprie tendenze di crescita, dichiarando valori di pil inferiori quando questo si surriscaldava e gonfiandoli in periodo di stasi economica.
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